Peter Knapp – la moda come pretesto

Nadia Bendinelli
30. November 2022
Peter Knapp, Grace Coddington, per Vogue, Londra, 1971 (© Peter Knapp / Fotostiftung Schweiz)

A volte alcune persone riescono a impressionarci indipendentemente dalla loro arte o dal loro operato. La brillantezza del loro lavoro è spesso direttamente proporzionale al loro spirito intraprendente. È il caso del novantunenne Peter Knapp che, mentre spiega alcune delle sue fotografie sfoggiando senso dell’umorismo e una mente fresca e perspicace, dimostra come il suo approccio fotografico sia il prodotto di un’affascinante personalità.

Intascato il diploma di grafico alla Kunstgewerbeschule di Zurigo nel 1950, Peter Knapp disponeva di una solida base su cui costruire il suo futuro. Decise quindi di approfondire lo studio della pittura all’accademia di belle arti di Parigi. Presto, proprio a Parigi, si fece notare per le sue abilità nelle arti applicate e ottenne lavoro come grafico. Dopo una breve permanenza a New York al seguito di Jean Tinguely, soggiorno che non giovò molto alle sue finanze, tornò nella Ville Lumière su invito di Hélène Lazareff, allora direttrice di Elle, per assumere la direzione artistica del settimanale. Lazareff non si considerava una femminista, riteneva le donne semplicemente superiori – cosa che comunicò a Knapp durante il loro colloquio. Intendeva rivolgersi a una nuova generazione di donne, desiderose di prendere in mano la propria vita, invitandole a provare nuovi ruoli. Per la sua rivista voleva quindi delle fotografie che mostrassero un atteggiamento e uno stile di vita in grado di ispirare le lettrici.

Peter Knapp, Rita Scherrer, per Monoprix, 1967 (© Peter Knapp / Fotostiftung Schweiz)
Peter Knapp, Apollonia, per Elle, Parigi, 1967/1968 (© Peter Knapp / Fotostiftung Schweiz)
La moda come esperimento

Knapp non era stato assunto per scattare fotografie, ma allo scopo di modernizzare l’immagine di Elle con un approccio grafico e tipografico più sfacciati e innovativi, e per concepire un modo di fotografare più adatto allo scopo. Nonostante questo, per indicare ai fotografi la nuova via da seguire, scattò le immagini per il primo numero da lui concepito, pubblicato nell’aprile del 1960. Quando non c’erano altri professionisti a disposizione si armava anche di macchina fotografica, ma iniziò a occuparsi più intensamente di fotografia solo qualche anno più tardi.

Elle si liberò dai corsetti anche a livello tipografico e nell’impaginazione. Ogni numero si presentava con un aspetto del tutto nuovo, per palesare visivamente l’argomento della settimana. La moda proposta passò dalla haute couture al prêt-à-porter e la fotografia abbandonò le pose rigide per dare spazio al movimento. Si intendeva promuovere la comodità, la libertà d’azione, la donna sicura di sé. Era un periodo di rivoluzioni nell’abbigliamento, ma soprattutto a livello culturale, che andava visualizzato in modo rappresentativo. Il prêt-à-porter era uno specchio della società in grado di registrarne, ma anche promuoverne i cambiamenti. Per Peter Knapp la moda e le sue novità fornivano un ottimo pretesto per fare esperimenti, sia a livello tecnico che nel modo di mettere in scena le modelle. Nelle sue fotografie si riconosce l’approccio contestuale del grafico e spesso si trovano citazioni dal mondo dell’arte. La sua intenzione è sempre stata quella di trasformare le idee in immagini. Se la moda da fotografare non gli piaceva, mimetizzava il vestito con lo sfondo.

Knapp paragona la fotografia di moda alla Formula 1: «Ci sono milioni di persone capaci di guidare bene, ma solo venti diventano piloti. Occorre capire il contesto, per chi si lavora e a chi ci si rivolge. Non si tratta di fare pubblicità, ma di formulare delle proposte adeguate.», spiega il fotografo. All’inizio degli anni 60 tutti i fotografi sognavano di diventare reporter, preferibilmente per la nota agenzia Magnum. Ma dopo l’uscita del film «Blow Up» nel 1966, che aveva come protagonista un fotografo di moda, molti andarono a bussare alla porta di Knapp, con l’illusione di realizzare enormi guadagni, proprio come nel film. Solo pochi, in realtà, riuscivano a raggiungere un successo internazionale con la fotografia di moda.

Peter Knapp, per Vogue, Milano, 1967 (© Peter Knapp / Fotostiftung Schweiz)
Peter Knapp, per Dim, Parigi, circa 1968 (© Peter Knapp / Fotostiftung Schweiz)

Quando Hélène Lazareff lasciò Elle per motivi di salute, anche Knapp cambiò occupazione. Realizzò servizi fotografici per riviste come Vogue, Stern e il Sunday Times Magazine. Più tardi tornò alla rivista ancora per alcuni anni. Anche se la mostra «Peter Knapp – Mon temps» si occupa di questo capitolo della sua carriera, sarebbe sbagliato considerarlo «solo» un fotografo di moda o un direttore artistico: nella sua vita si è infatti dedicato a numerose discipline, spesso parallelamente. I suoi dipinti sono stati esposti in varie occasioni, ha girato numerosi film e documentari, creato installazioni scenografiche per opere teatrali e insegnato.

Se si considera l’insieme delle sue attività, la fotografia di moda rappresenta solo uno dei tanti capitoli, ma si tratta comunque di un settore nel quale è stato considerato un personaggio influente a livello internazionale. Il motivo si può senz’altro riconoscere visitando l’esposizione allestita alla Fondazione Svizzera per la Fotografia di Winterthur, che permette di scoprire i numerosi espedienti escogitati da Knapp per raccontare in immagini lo stile e le tendenze che dominavano gli anni sessanta e settanta. La mostra rimarrà aperta fino al 12 febbraio 2023.

Peter Knapp – Mon Temps

Peter Knapp – Mon Temps
Peter Pfrunder (editor)
Testi in tedesco di Peter Pfrunder e Laura Ragonese

ISBN 9783039421008
Scheidegger & Spiess in collaborazione con Fotostiftung Schweiz e Codax Publisher
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