Alla (ri)scoperta dei Magistri moesani

Nadia Bendinelli
11. Oktober 2023
I nomi dei Magistri emigrati tra il 1570 e il 1750 (foto: Piernicola Federici)

Ogni architetto conosce Francesco Borromini (Bissone 1599 – Roma 1667), ma il suo nome è indubbiamente noto anche ai non addetti ai lavori: il suo volto ci osservava dalle banconote da 100 Franchi, fino all’anno 2000. Assieme a lui, altri architetti dell’epoca, nati nelle terre che più tardi sarebbero diventate il Canton Ticino, hanno beneficiato dell’attenzione regionale e nazionale. La stessa sorte dei ticinesi non è però toccata agli esponenti moesani, riscoperti e valorizzati solo nel XX secolo. Per far conoscere la loro storia a un pubblico più vasto il Museo Moesano ha allestito una mostra permanente nel 1996, reimpostata dall’architetto Nicola Castelletti in una nuova veste grafica e arricchita di ulteriori dettagli nel 2021.

Da una scoperta casuale a una premiata esposizione

L’interesse locale per i Magistri moesani si risvegliò per caso, nel 1912, quando lo storico dell’arte tedesco Richard Paulus inviò una copia di un suo libro al comune di Roveredo. Elogiava il lavoro dell’architetto Enrico Zuccalli, fino a quel momento sconosciuto in patria. Dopo un’iniziale perplessità, si diede il via alle ricerche. Chi era questo illustre natìo di Roveredo, e come era finito a lavorare in Germania, diventando addirittura architetto di corte a Monaco? 

Zuccalli non rappresenta però un’eccezione: tra il 1570 e il 1750 i Magistri moesani documentati, emigrati in prevalenza al Nord, furono 585. I loro nomi sono incisi sui frontali degli armadi presenti nella prima sala dell’esposizione. Tre quarti della popolazione maschile era di fatto impegnata nel settore. È interessante osservare che, salvo eccezioni, non provenivano da tutta la Mesolcina ma dai comuni di Roveredo e San Vittore in particolare. 

Inizialmente si occuparono della costruzione di ponti e fortezze. Presto la preferenza per un’estetica di impronta italiana si diffuse anche in Germania, Austria, Polonia e altri Paesi limitrofi. Esperti in grado di progettare e costruire chiese e palazzi in questo stile divennero quindi particolarmente richiesti. I Magistri mesolcinesi seppero cogliere l’occasione. Grazie alle conoscenze che alcuni di loro acquisirono a Roma, e non da ultimo per i loro nomi dal suono italiano, cominciarono ad accreditarsi. Possedevano inoltre la capacità di adattare e integrare i nuovi elementi «alla moda» al gusto e alle aspettative della committenza tedesca, mescolandoli a forme gotiche. Spesso i Magistri cambiavano i loro nomi, in modo da potersi inserire meglio nella loro nuova quotidianità. Questo rese però più difficile ritrovare le loro tracce.

Sguardo sulla mostra (foto: Piernicola Federici)
La sala dedicata agli stuccatori e indoratori (foto: Piernicola Federici)

Il Museo Moesano si propone di avvicinare i visitatori all’operato delle maestranze edili locali e di illustrare il percorso che li ha condotti al Nord. Si possono osservare fotografie delle opere più significative, accompagnate da alcune spiegazioni ed esaminare alcuni modelli in legno. Una sala dedicata agli stuccatori permette di farsi un’idea delle tecniche e dei materiali adoperati e di conoscere lo «stile mesolcinese», più legato al passato e meno dinamico rispetto al Barocco italiano. A introdurre la mostra troviamo alcune informazioni sulle vie percorse dagli emigranti. Si noterà che i certificati di formazione venivano redatti in tedesco, allo scopo di favorire una carriera all’estero.

L’impegno del museo etnografico è stato infine coronato nel 2022, con la nomina al premio EMYA per il migliore Museo europeo dell’anno. Il premio viene conferito ai musei aperti o ampiamente ristrutturati nei quattro anni precedenti, che presentano particolare attenzione all’esperienza visiva e alle forme di mediazione. Selezionato assieme ad altri 60 musei europei, tra cui cinque svizzeri, Il Museo Moesano è stato apprezzato per il suo progetto inteso a valorizzare la storia e le identità locali.

Il museo rimarrà aperto fino alla fine di ottobre, ogni mercoledì, venerdì e domenica dalle 14 alle 17, prima di chiudere per la pausa invernale. Consigliamo di prenotare una visita guidata per poter approfittare al meglio dell’esperienza: farsi raccontare i retroscena legati alla mostra stessa, conoscere gli aneddoti legati ai Magistri, capire meglio il contesto in cui si muovevano o farsi spiegare approfonditamente il lavoro di stuccatori e indoratori vale sicuramente la pena.

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